Salve ragazzi e da tanto che volevo mettere un post che parlasse di questi benedetti filtri colorati wratten a mio parere indispensabili per l'astrofilo che vuole studiare fenomeni differenti su medesimi soggetti!
I filtri colorati non sono affatto una sciocchezza, anzi funzionano con ben determinate leggi fisiche(diffrazione-ottica) che noi possiamo sfruttare a nostro vantaggio per poter spingerci all'osservazione di particolari "invisibili" al nostro occhio(nel senso che l'ausilio di filtri ci permette di notare ad esempio sfumature, chiaroscuri che senza filtro o per il poco contrasto, o per la troppa luce non riuscivamo a scorgere...)Entriamo un po' nel dettaglio tecnico:Quando si osserva al telescopio utilizzando l’occhio come rivelatore, le lunghezze d’onda utilizzate sono tipicamente comprese fra i 400 e i 700 nm (1 nm=10-9 metri). Le radiazioni elettromagnetiche che ricadono in quest’intervallo di lunghezze d’onda sono dette ottiche. Ad ogni lunghezza d’onda l’occhio associa una sensazione di colore. Per lunghezze d’onda attorno ai 400 nm il colore percepito è il blu/violetto, a 550 nm è il giallo-verde, mentre a 700 nm è il rosso. Il massimo di sensibilità dell’occhio è nel giallo-verde, dove il Sole ha il picco d’emissione. L’occhio non ha la capacità di sintonizzarsi selettivamente sui diversi colori (o lunghezze d’onda) che un corpo celeste emette/riflette verso l’osservatore e l’immagine che si ottiene è formata dall’insieme di tutte le radiazioni ottiche raccolte dall’obiettivo del telescopio. In questo modo però si possono "perdere" le informazioni di cui è portatrice ogni singola lunghezza d’onda. Per questo motivo può essere opportuno utilizzare dei filtri che permettano il passaggio di certe radiazioni ottiche e non di altre. L’utilizzo dei filtri nelle osservazioni visuali è particolarmente utile per i pianeti. Con un filtro opportuno si possono rendere visibili certi dettagli a spese di altri e viceversa. In prima approssimazione, un filtro colorato può essere pensato come una membrana semipermeabile: lascia passare solo la radiazione a certe lunghezze d'onda e assorbe il resto. Ad esempio, un filtro rosso lascia passare la radiazione rossa ma assorbe quella blu, viceversa un filtro blu assorbe il rosso e lascia passare il blu. Una descrizione di questo tipo però è troppo qualitativa per caratterizzare un filtro, basarsi sul colore non è sufficiente per conoscere esattamente quali radiazioni attraversano il filtro e quali no. I parametri importanti in un filtro sono la curva di trasmissione, lo spessore ottico, la trasmissione complessiva e la lunghezza d’onda dominante, questi parametri sono propri del costruttore, ogni filtro ha la propria curva di trasmissione che indica quali lunghezze d'onda permette e quali invece bandisce!I vantaggi dell’osservazione tramite filtri possono essere così riassunti: 1-Un filtro con radiazione dominante nella regione rossa dello spettro può aiutare a migliorare il seeing (in altre parole a ridurre la turbolenza atmosferica), perché la radiazione rossa ha un indice di rifrazione minore di quella blu. Sfortunatamente, il raggio del disco di Airy è maggiore nel rosso e per avere lo stesso potere risolutivo che si ottiene utilizzando un filtro blu bisogna aumentare l'apertura del telescopio di un fattore pari al rapporto fra le lunghezze d’onda rossa e blu, approssimativamente attorno a 1.6. In pratica se con il filtro blu si usa un obiettivo da 10 cm di diametro, con uno rosso deve essere portato a 16 cm per avere la stessa risoluzione. 2-La radiazione rossa è diffusa meno dalle molecole atmosferiche rispetto a quella blu, quindi un filtro rosso permette di osservare dettagli posti ad una profondità maggiore nelle atmosfere planetarie. Un filtro blu invece facilita la visione dei particolari più esterni. Tipico è il caso di Marte in cui un filtro rosso favorisce la visibilità dei dettagli superficiali, come le nebbie mattutine, le calotte polari e le macchie scure, mentre un filtro blu agevola l'osservazione delle nubi in quota.3-Montando i filtri in serie si possono isolare intervalli di lunghezza d’onda più stretti. Purtroppo l'immagine diventa progressivamente più scura (il fattore di trasparenza diminuisce), perciò sono necessarie aperture maggiori dell’obiettivo per evitare di avere immagini troppo scure. I filtri generalmente adottati per l'osservazione visuale sono quelli della serie Wratten della Kodak, facilmente reperibili a prezzi accessibili e, soprattutto, con curve di trasmissione standard che permettono il confronto delle osservazioni fra diversi osservatori. In genere i Wratten si presentano come dischetti di vetro di vario colore, ospitati in una montatura metallica filettata in grado di avvitarsi agli oculari. Sul bordo della montatura è riportato un numero che identifica la curva di trasmissione del filtro. Va ricordato che ogni filtro in vetro blocca la radiazione sotto ai 330 nm ma questo, per le osservazioni visuali, non è un problema.
I filtri colorati non sono affatto una sciocchezza, anzi funzionano con ben determinate leggi fisiche(diffrazione-ottica) che noi possiamo sfruttare a nostro vantaggio per poter spingerci all'osservazione di particolari "invisibili" al nostro occhio(nel senso che l'ausilio di filtri ci permette di notare ad esempio sfumature, chiaroscuri che senza filtro o per il poco contrasto, o per la troppa luce non riuscivamo a scorgere...)Entriamo un po' nel dettaglio tecnico:Quando si osserva al telescopio utilizzando l’occhio come rivelatore, le lunghezze d’onda utilizzate sono tipicamente comprese fra i 400 e i 700 nm (1 nm=10-9 metri). Le radiazioni elettromagnetiche che ricadono in quest’intervallo di lunghezze d’onda sono dette ottiche. Ad ogni lunghezza d’onda l’occhio associa una sensazione di colore. Per lunghezze d’onda attorno ai 400 nm il colore percepito è il blu/violetto, a 550 nm è il giallo-verde, mentre a 700 nm è il rosso. Il massimo di sensibilità dell’occhio è nel giallo-verde, dove il Sole ha il picco d’emissione. L’occhio non ha la capacità di sintonizzarsi selettivamente sui diversi colori (o lunghezze d’onda) che un corpo celeste emette/riflette verso l’osservatore e l’immagine che si ottiene è formata dall’insieme di tutte le radiazioni ottiche raccolte dall’obiettivo del telescopio. In questo modo però si possono "perdere" le informazioni di cui è portatrice ogni singola lunghezza d’onda. Per questo motivo può essere opportuno utilizzare dei filtri che permettano il passaggio di certe radiazioni ottiche e non di altre. L’utilizzo dei filtri nelle osservazioni visuali è particolarmente utile per i pianeti. Con un filtro opportuno si possono rendere visibili certi dettagli a spese di altri e viceversa. In prima approssimazione, un filtro colorato può essere pensato come una membrana semipermeabile: lascia passare solo la radiazione a certe lunghezze d'onda e assorbe il resto. Ad esempio, un filtro rosso lascia passare la radiazione rossa ma assorbe quella blu, viceversa un filtro blu assorbe il rosso e lascia passare il blu. Una descrizione di questo tipo però è troppo qualitativa per caratterizzare un filtro, basarsi sul colore non è sufficiente per conoscere esattamente quali radiazioni attraversano il filtro e quali no. I parametri importanti in un filtro sono la curva di trasmissione, lo spessore ottico, la trasmissione complessiva e la lunghezza d’onda dominante, questi parametri sono propri del costruttore, ogni filtro ha la propria curva di trasmissione che indica quali lunghezze d'onda permette e quali invece bandisce!I vantaggi dell’osservazione tramite filtri possono essere così riassunti: 1-Un filtro con radiazione dominante nella regione rossa dello spettro può aiutare a migliorare il seeing (in altre parole a ridurre la turbolenza atmosferica), perché la radiazione rossa ha un indice di rifrazione minore di quella blu. Sfortunatamente, il raggio del disco di Airy è maggiore nel rosso e per avere lo stesso potere risolutivo che si ottiene utilizzando un filtro blu bisogna aumentare l'apertura del telescopio di un fattore pari al rapporto fra le lunghezze d’onda rossa e blu, approssimativamente attorno a 1.6. In pratica se con il filtro blu si usa un obiettivo da 10 cm di diametro, con uno rosso deve essere portato a 16 cm per avere la stessa risoluzione. 2-La radiazione rossa è diffusa meno dalle molecole atmosferiche rispetto a quella blu, quindi un filtro rosso permette di osservare dettagli posti ad una profondità maggiore nelle atmosfere planetarie. Un filtro blu invece facilita la visione dei particolari più esterni. Tipico è il caso di Marte in cui un filtro rosso favorisce la visibilità dei dettagli superficiali, come le nebbie mattutine, le calotte polari e le macchie scure, mentre un filtro blu agevola l'osservazione delle nubi in quota.3-Montando i filtri in serie si possono isolare intervalli di lunghezza d’onda più stretti. Purtroppo l'immagine diventa progressivamente più scura (il fattore di trasparenza diminuisce), perciò sono necessarie aperture maggiori dell’obiettivo per evitare di avere immagini troppo scure. I filtri generalmente adottati per l'osservazione visuale sono quelli della serie Wratten della Kodak, facilmente reperibili a prezzi accessibili e, soprattutto, con curve di trasmissione standard che permettono il confronto delle osservazioni fra diversi osservatori. In genere i Wratten si presentano come dischetti di vetro di vario colore, ospitati in una montatura metallica filettata in grado di avvitarsi agli oculari. Sul bordo della montatura è riportato un numero che identifica la curva di trasmissione del filtro. Va ricordato che ogni filtro in vetro blocca la radiazione sotto ai 330 nm ma questo, per le osservazioni visuali, non è un problema.
Questo seguente è il link alla tabella standardizzata dei filtri wratten:
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